giovedì 25 aprile 2013
Cina. L'esercito di terracotta
Maschera di giada tratta da un sito in questo momento non attivo, mikalina.com
Siamo nel III secolo a. C. Lo stesso periodo della scoperta archeologica alla quale, negli anni '70, abbiamo partecipato: l'esercito di terracotta.
Chi era Quin, o Ch'in, l'imperatore dell'esercito di terracotta?
Sentite come parla di quella dinastia durata pochissimi anni Valentino Crivellato (op. cit.) negli anni '60, quando ancora non si sapeva nulla dell'esercito di terracotta, scoperto negli anni '70:
" La meteora Chi'n non fornisce all'arte forme nuove..."
Adesso, invece, se ne parla così (da un sito sulle arti marziali):
"Ch'in o Qin fu la dinastia imperiale che tra il 221 e il 206 a.C. unificò l'intero territorio della Cina. Prese il nome dal regno feudale di Ch'in, il cui re, sconfitti gli altri stati feudali, assunse per primo il titolo di "imperatore celeste" con il nome di Shi Huangdi. Togliendo ogni potere alla nobiltà feudale, egli suddivise i suoi enormi possedimenti in trentadue province facenti capo a un governo fortemente centralizzato; vennero unificati pesi, misure, moneta e la lingua cinese scritta. Ogni forma di dissenso fu stroncata ricorrendo ai lavori forzati per la costruzione della Grande Muraglia, concepita a difesa del confine settentrionale. Le armate imperiali conquistarono il Sichuan, lo Yunnan e il Guizhou, giungendo sino al Fiume Rosso e raggiungendo anche il Lanzhou e la Corea.
Alla morte, nel 210 a.C., Shih Huang-ti fu sepolto nei pressi dell'odierna Xi'an in un mausoleo simbolicamente difeso da un esercito di migliaia di guerrieri di terracotta a grandezza naturale. Un insieme di oltre 6000 statue in terracotta raffiguranti soldati e cavalli a grandezza naturale, rinvenute nel 1974 a Qin, presso Xi'an, in Cina. Le statue si trovavano in una camera sotterranea, scoperta da alcuni contadini mentre scavavano un pozzo; disposte in file ordinate pronte al combattimento (da cui la denominazione convenzionale di "armata"), rappresentano probabilmente persone esistite nella realtà. I finimenti di cavalli e carri sono in bronzo e cuoio, e alcuni accessori dei soldati sono realizzati in giada e osso. Gli archi, le frecce, le lance e le spade dai profili taglienti sono forgiati in una lega metallica che ha mantenuto nel tempo la lucentezza originaria.
Secondo un'ipotesi archeologica e storiografica molto accreditata, l'armata di terracotta costituiva parte del corredo funebre di Shi Huangdi, primo imperatore della dinastia Ch'in, colui che diede inizio ai lavori per la costruzione della Grande Muraglia.
Il complesso della tomba risale a circa 2100 anni fa e pare si estendesse su un'area di 50 km2, conservando al suo interno numerosissimi oggetti funebri: così affermano antiche scritture cinesi, che descrivono un grande palazzo costruito sotto un tumulo per ospitare l'imperatore morto. I ritrovamenti archeologici comprendono una serie di grandi bronzi - i più antichi conosciuti in Cina - e oltre settanta sepolture; la cella funeraria del sovrano, tuttavia, non è stata ancora rinvenuta.
Succedette a Shih Huang-ti il figlio Huhai, costretto al suicidio nel 207 a.C., nel corso di una delle frequenti congiure di corte che tormentarono il suo regno, unitamente alle rivolte popolari contro l'arruolamento obbligatorio e le tasse eccessivamente gravose. Priva di una forte autorità centrale, la Cina rischiò di tornare alla passata frammentazione, ma il processo unitario venne rilanciato nel 202 a.C. da Gao Zu, capostipite della dinastia Han.
Nonostante la brevità del suo regno, la dinastia Ch'in (221-206 a.C.) svolse un ruolo importante nella storia cinese. Il collasso politico del tardo impero Zhou orientale si concluse con un consolidamento del potere da parte dell'imperatore Shi Huangdi dal quale la Cina derivò il suo nome. Quando questo potente signore morì, fu sepolto in un grande tumulo nella provincia nord occidentale dello Shanxi. Questa tomba, scoperta nel 1974, conteneva oltre settemila statue di uomini e animali in terracotta poste a protezione della cripta imperiale. Originariamente, questa armata di terracotta era dipinta a colori vivaci. Nonostante i sacrifici umani associati alle sepolture Shang fossero stati abbandonati da tempo, il desiderio di protezione per affrontare il viaggio dopo la morte rimaneva un elemento importante della pratica funeraria. Il figlio di Shi Huangdi, suo successore sul trono imperiale, fu incapace di conservare il potere paterno: la dinastia Han governò la Cina per oltre quattro secoli (202 a.C. - 220 d.C.), un periodo di importanza vitale nel corso della storia del paese"
Ma se ne parla anche così, come di una balla inventata da Mao; è tipicamente "web", il fiorire delle ipotesi. Lo stesso sito riporta la tesi di un giornalista francese: l'esercito è un falso voluto da Mao, per celebrare la sua identificazione con Quin, l'imperatore omicida di libri (Quin fece bruciare i testi classici, tra cui quelli di Confucio), come lui, e come lui spietato estirpatore di ogni dissenso. Riporto uno stralcio del più esteso articolo:
"L'empire de la poudre aux yeux, (o l'Impero della polvere negli occhi), è il titolo del libro in cui Leclerc du Sablon riassume i suoi decenni di esperienza cinese, demolendo tanti totem e icone, politici e culturali. Decine di pagine sono dedicate all'armata, da lui più volte visitata, e di cui contesta la veridicità con gli strumenti del giornalista investigativo e del fine analista politico. Altro che archeologia: l'armata è venuta alla luce quale strumento di lotta politica, in piena rivoluzione culturale, nel pieno dello scontro tra gli estremisti della "banda dei quattro" raccolti intorno a Mao da una parte, e Zhou Enlai e Deng Xiaoping dall'altra. Qin Shihuandi era l'imperatore più ammirato da Mao, che si paragonava a lui. Aveva unificato il paese, sbaragliato gli avversari, e soprattutto aveva sterminato i saggi e i sapienti. Allo sterminio fisico aveva unito quello intellettuale, facendo bruciare tutti i libri, instaurando quello che gli storici chiamano "legismo": le uniche cose che si potevano leggere erano le leggi, gli editti del sovrano. Un po' quello che Mao aveva fatto imitandolo.
Dunque, nell'autunno del '73 comincia la campagna contro Confucio, il grande pensatore, e l'esaltazione del sanguinario imperatore anti-intellettuale: cioè lotta contro Zhou Enlai e esaltazione di Mao. Pochi mesi dopo, marzo 1974, un contadino nelle campagne di Xian, scavando, trova per caso pezzi di una statua in terracotta: fatto frequente in quell'area, ma il contadino considera ciò un evento, avverte il partito locale, che a sua volta lo comunica a Pechino, dove al più alto livello si costituisce un comitato segreto. Secondo una versione ufficiale, i pezzi vengono messi insieme e si ricostruisce un soldato; secondo un'altra, sono messi insieme due soldati. Sempre secondo la versione ufficiale, il comitato segreto - in una fase in cui infuria l'iconoclastia per cui tutto "il vecchio" va distrutto- manda sul posto una squadra di archeologi, che comincia gli scavi senza neanche pensare a grandi scoperte: "Ma perché allora il comitato segreto al livello più alto?" si interroga l'autore. Breve. Qualche mese dopo viene annunciata la scoperta della tomba dell' imperatore e della sua armata, testimonianza della sua grandezza e delle alte conquiste di quella sua civiltà che aveva bruciato i libri e sterminato chi osava pensare.
Da questa iniziativa propagandistica di lotta politica- risoltasi alla morte di Mao con la sconfitta dei suoi estremisti sostenitori nasce la grancassa sull'armata, che i nuovi dirigenti assecondano poi senza più fine ideologico, ma nazionalista e a scopo di attrazione turistica.
Inizialmente di poche statue, l'armata diventa sempre più numerosa, fino a raggiungere le centinaia di soldati, ufficialmente grazie agli scavi, ed è destinata a crescere: in realtà, secondo Leclerc du Sablon, grazie a un inaccessibile laboratorio lì vicino, la cui funzione ufficiale è restaurare i reperti, ma che invece produce in continuazione nuovi, antichi guerrieri."
Commento mio: beati loro, se fanno codesti falsi.
Ma insomma, mi riguardano, questi guerrieri?
Queste note, infatti, per avere una direzione qualsiasi, non possono che essere un viaggio sentimentale.
Come negarlo? Mi riguardano.
Li ho visti – ammirati, sbilanciamoci – due volte, entrambe a Venezia.
La prima nel 1983, nella mostra già citata, “7000 anni di Cina”, la seconda in “Cina 220 a. C. I guerrieri di Xi’an. Venezia- Roma 1994”, catalogo Idea Books, Milano, interamente dedicata a loro.
E confessiamolo, ho anche acquistato due – piccole, ma ce ne sono anche a grandezza reale! – riproduzioni, che conservo nella casa di Venezia, dove l’oriente sembra più prossimo e adeguato.
Come non essere sedotti da queste figure di uomini e cavalli così vivide?
Prendo dal catalogo “7000 anni” un paio di teste viste da dietro. Ma vi fo vedere anche di chi sono, codeste teste. Un soldato con armatura, e un fante leggero.
Inoltre, da “Cina 220 a.C.”, una sinossi che affianca guerrieri antichi e moderni…
mercoledì 24 aprile 2013
Cina. La ceramica Tang
Che succede in Cina nell'epoca T'ang?
Alcune notizie, su questo sito italiano: cronologia.it
E le famose figurine T'ang? La dama a cavallo è in vendita da un antiquario di N.Y. : albertomanuelcheung.com
Qualche notizia sulla ceramica T'ang da chinabroadcast.cn, sito apparentemente non più attivo:
"Durante la dinastia dei Tang nel settimo secolo, nacque la ceramica tricroma smaltata. In quel tempo si producevano oggetti di terracotta non solo per la vita quotidiana, ma anche per gli articoli funebri e per decorare l'edilizia. La ceramica tricroma Tang, il cui nome deriva dal fatto che essa è smaltata in tre colori, rosso, verde e giallo, era usata soprattutto nella fattura di oggetti artistici. Successivamente si aggiunsero altri colori come il blu, il nero e il viola.
...
La ceramica tricroma smaltata della dinastia dei Tang ha due evidenti caratteristiche: la plasticità e la qualità dello smalto. Per quanto riguarda la plasticità, i metodi artigianali operano nella ricerca della dinamicità nella staticità e la viceversa, e questo sia per i personaggi che per gli animali; nello stesso tempo si cerca la bellezza delle linee. Prendiamo ad esempio un cavallo: per esprimere la sua immagine dinamica nella posa statica, la testa assume un leggero movimento. Durante la dinastia dei Tang, per quanto riguarda le figure umane si considerava bella una persona grassa. Le figurine Tang pur rappresentando persone floride, tuttavia non sono pesanti e ciò perché, nella fabbricazione, gli artigiani hanno dato risalto alla linearità dei contorni.
Le caratteristiche delle riproduzioni di ceramica Tang consistono nei materiali, in particolare nell'uso di uno smalto metallico a bassa temperatura. Questo smalto possiede una trasparenza vetrosa. Dopo aver plasmato l'oggetto, si passa lo smalto, che ad una certa temperatura si scioglie e fa delle colature naturali, dando un effetto variopinto. Generalmente raggiungere tale risultato è molto difficile in pittura e ancora di più nei prodotti di ceramica e di porcellana. Questo effetto multicolore - elegante e sobrio - è una peculiarità di questi prodotti. Proprio per questo motivo, queste opere vengono considerate dei veri e propri capolavori artistici."
Da www.centralptonews.org
Da www.metmuseum.org
Da commons.wikimedia.org
Le figurine delle tre foto precedenti, da www.chinapotteryonline.com
Da m.tefaf.com
Da www.dynastyantique.com
Da www.tkasian.com
La civiltà T'ang era ricca, aperta, multiculturale, piena di esotismi indiani, persiani, occidentali e mille viandanti, mercanti, missionari, artisti arrivavano e partivano da Chang’an, la cosmopolita capitale dei Tang. Le donne dalla bellezza paffuta vi appaiono come protagoniste non defilate.
martedì 23 aprile 2013
Cina. Spring Outing of the Tang Court, by Zhang Xuan (713-755 AD)
lunedì 22 aprile 2013
domenica 21 aprile 2013
Cina e cineserie. Confini: esplorazioni,ibridazioni, Marco Polo.
La presa di Costantinopoli, così drammatica, così chiacchierata, apre la via della seta ai mercanti occidentali, non mussulmani. Marco Polo va in Cina.
Dalla Biblioteca Telematica, Il Milione di Marco Polo in rete.
Dalla bibilioteca nazionale di francia, immagini e note.
"Marchands vénitiens
Marco Polo, Le Livre des merveilles du monde, 1298. Copié vers 1410. Manuscrit enluminé sur parchemin (43 x 30 cm).
BnF, Manuscrits (Fr 2810 fol. 86v)
La prise de Constantinople par les croisés en 1204 offre aux marchands vénitiens de nouveaux marchés. Ils peuvent enfin commercer avec l'Extrême-Orient sans l'intermédiaire des marchands musulmans. La fameuse "route de la soie" leur est désormais ouverte. Celle même que le célèbre marchand vénitien Marco Polo emprunte en 1271 pour une aventure qu'il racontera dans le Livre des merveilles. Les marchands vénitiens débarquent ici leurs marchandises au port de Cambaet, en Inde. "
"Marco Polo accoste à Ormuz, sur le golfe Persique
Marco Polo, Le Livre des merveilles du monde, 1298. Copié vers 1410. Manuscrit enluminé sur parchemin (43 x 30 cm).
BnF, Manuscrits (Fr 2810 fol. 14v)
Le célèbre marchand vénitien Marco Polo (1254-1324) est le premier à raconter personnellement ses aventures en Extrême-Orient. De retour d'Asie après un voyage de 25 ans, ce marchand, intimidé par l'écriture, dicte son Livre des merveilles à Rusticello de Pise qui le rédige en français, langue alors internationale pour les sujets profanes. Un des grands succès du Moyen Âge qui rassemble aussi bien des souvenirs véridiques de son séjour en Chine que des légendes fantastiques héritées de l'Antiquité.
Des marchands (provenant d'Inde) ont fait accoster leur nef sur le rivage bordant la cité d'Ormuz dans le golfe Persique. Deux habitants se tenant près de la porte fortifiée s'adressent à un chamelier, tandis que l'on décharge le bateau où s'entassent un chameau, un éléphant, un cheval et diverses marchandises. Les couleurs chaudes et douces sous le ciel d'azur traduisent magnifiquement l'ambiance du récit. "
Ancora da BNF.
Scène de rue dans une ville de petite Arménie.
Le livre de Marc Paule des merveilles d'Asie la Grande et d'Inde la Majeure et la Mineure.
L'Annonciation
Marco Polo, Le Livre des merveilles du monde, 1298. Copié vers 1410. Manuscrit enluminé sur parchemin (43 x 30 cm).
BNF, Manuscrits
Dans cette miniature, tirée des récits de voyage de Marco Polo, des musulmans étudient le Coran. L'Annonciation est représentée à leurs côtés.
Sempre miniature che illustrano Il Milione, da un altro sito.
I mongoli assaltano una città giapponese (non meravigliamoci di vedere giapponesi così poco giapponesi, e mongoli così poco momongoli; il miniatore non si poneva la questione).
Ma poi fanno naufragio.
Disgraziatamente, i musei italiani hanno generalmente una povera presenza su rete; così il museo d'arte orientale di Venezia, del quale sembra vano cercare l'immagine di una statua cinese lì esposta, un simpatico signore sorridente scolpito nel legno, con bombetta e abito dorato, che esibiva una targhetta con il nome di Marco Polo.
Dalla Biblioteca Telematica, Il Milione di Marco Polo in rete.
Dalla bibilioteca nazionale di francia, immagini e note.
"Marchands vénitiens
Marco Polo, Le Livre des merveilles du monde, 1298. Copié vers 1410. Manuscrit enluminé sur parchemin (43 x 30 cm).
BnF, Manuscrits (Fr 2810 fol. 86v)
La prise de Constantinople par les croisés en 1204 offre aux marchands vénitiens de nouveaux marchés. Ils peuvent enfin commercer avec l'Extrême-Orient sans l'intermédiaire des marchands musulmans. La fameuse "route de la soie" leur est désormais ouverte. Celle même que le célèbre marchand vénitien Marco Polo emprunte en 1271 pour une aventure qu'il racontera dans le Livre des merveilles. Les marchands vénitiens débarquent ici leurs marchandises au port de Cambaet, en Inde. "
"Marco Polo accoste à Ormuz, sur le golfe Persique
Marco Polo, Le Livre des merveilles du monde, 1298. Copié vers 1410. Manuscrit enluminé sur parchemin (43 x 30 cm).
BnF, Manuscrits (Fr 2810 fol. 14v)
Le célèbre marchand vénitien Marco Polo (1254-1324) est le premier à raconter personnellement ses aventures en Extrême-Orient. De retour d'Asie après un voyage de 25 ans, ce marchand, intimidé par l'écriture, dicte son Livre des merveilles à Rusticello de Pise qui le rédige en français, langue alors internationale pour les sujets profanes. Un des grands succès du Moyen Âge qui rassemble aussi bien des souvenirs véridiques de son séjour en Chine que des légendes fantastiques héritées de l'Antiquité.
Des marchands (provenant d'Inde) ont fait accoster leur nef sur le rivage bordant la cité d'Ormuz dans le golfe Persique. Deux habitants se tenant près de la porte fortifiée s'adressent à un chamelier, tandis que l'on décharge le bateau où s'entassent un chameau, un éléphant, un cheval et diverses marchandises. Les couleurs chaudes et douces sous le ciel d'azur traduisent magnifiquement l'ambiance du récit. "
Ancora da BNF.
Scène de rue dans une ville de petite Arménie.
Le livre de Marc Paule des merveilles d'Asie la Grande et d'Inde la Majeure et la Mineure.
L'Annonciation
Marco Polo, Le Livre des merveilles du monde, 1298. Copié vers 1410. Manuscrit enluminé sur parchemin (43 x 30 cm).
BNF, Manuscrits
Dans cette miniature, tirée des récits de voyage de Marco Polo, des musulmans étudient le Coran. L'Annonciation est représentée à leurs côtés.
Sempre miniature che illustrano Il Milione, da un altro sito.
I mongoli assaltano una città giapponese (non meravigliamoci di vedere giapponesi così poco giapponesi, e mongoli così poco momongoli; il miniatore non si poneva la questione).
Ma poi fanno naufragio.
Disgraziatamente, i musei italiani hanno generalmente una povera presenza su rete; così il museo d'arte orientale di Venezia, del quale sembra vano cercare l'immagine di una statua cinese lì esposta, un simpatico signore sorridente scolpito nel legno, con bombetta e abito dorato, che esibiva una targhetta con il nome di Marco Polo.
sabato 20 aprile 2013
Geografi arabi e porcellane cinesi.
Marchand d'étoffes et de porcelaine
Haydar Khwarizmi, Makhzen el-esrar (Trésor des mystères). Copié en 1550.
Manuscrits (Suppl. Turc 978 fol. 41)
Luxe et produits courants
Le grand commerce en Méditerranée consiste surtout en produits de luxe : aromates, écaille, ambre, perles, pierres précieuses, étain de Malaisie, armes des Indes… Dans les comptoirs africains de la côte transitent des esclaves, l’or du Ghana, l’ivoire et des bois précieux exportés vers les grands relais caravaniers du Maghreb*. La Russie et l’Asie centrale fournissent aussi des esclaves et du bois, des fourrures et du miel. D’Extrême-Orient sont importées épices, soieries, pierres précieuses et porcelaines. Un petit commerce transporte d’une étape à l’autre des biens de consommation courants : huile, céréales, poisson salé, produits fabriqués ou exotiques en transit, comme le sel ou les dattes d’Afrique.
Dès le XIe siècle, une partie du trafic d'al-Andalus* et du Maghreb vers la Syrie et l’Égypte est effectuée par des navires étrangers, surtout italiens. Depuis l’Occident musulman ou chrétien, ces derniers exportent de la poix, du fer et d’autres métaux, du bois et des tissus solides comme les draps de laine. En retour, ils importent les produits orientaux de grand luxe si convoités en Europe, des tissus par exemple, nommés d’après leur lieu de production : "damas" de Damas, "baldaquin" de Bagdad, "mousseline" de Mossoul, "gaze" de Gaza.
Da BNF.
Atlante di Idrisi.
La Géographie d'al-Idrîsî propose, au milieu du XIIe siècle, une exploration du monde par un savant arabe vivant à la cour cosmopolite du roi normand Roger II de Sicile. C'est un atlas qui décrit de manière très codifiée les pays, leurs villes principales, leurs routes et leurs frontières, les mers, les fleuves et les montagnes. Al-Idrîsî commente ces cartes en suivant des itinéraires, comme un véritable guide. Il livre des informations de toute nature, géographiques bien sûr, mais également économiques et commerciales, historiques et religieuses. Outre la compilation des connaissances déjà pratiquées par ses prédécesseurs, al-Idrîsî s'est doté d'une méthode pour compléter et vérifier ses informations.
venerdì 19 aprile 2013
mercoledì 17 aprile 2013
lunedì 15 aprile 2013
domenica 14 aprile 2013
venerdì 12 aprile 2013
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