Scoccavano le nere due di una notte dicembrina, il sonno mi lasciava,
pensieri notturni con andamento serpentino tentavano di ingoiarmi, mi
aggrappavo alla zattera della tovaglia dove misteriosamente, anni fa,
comparve un buco. Una fiandra in perfetta salute, con ogni fibra al suo
posto, tesa, vibrante, di punto in bianco mostra un colpo di
pallottola. Ma che cavolo. Che fare che fare con codesto buco - passa e
non passa il tempo, sempre nero nero. Giaccio. Una rosa. No. Un fiocco.
No. Un gatto. Sì, un gatto. Un gatto che aspetta un pesce che sta sul
tavolo. Un gatto con una rosa e un fiocco. Scivolare in fine in un
morbido sonno. Svegliarsi, correre, disegnare il gatto.
La tovaglia non era per niente tutta una fibra viva, anzi, stava a
mori'. Come ci ho infilato dentro un ago, è svenuta. Mi ha detto: non
ne posso più. Se mi vuoi lacerare, fai pure, ma se mi lasci stare è
meglio. Così ne ho fatto strofinacci bellissimi, di fiandra. Ma il
gatto oramai era lì, e voleva saltare su da qualche parte. Allora gli
ho offerto una vecchia tenda di lino sottile. Da cui ho tagliato una
striscia, ho pensato: forse gli piace. Però voleva del pesce, e non si
capiva che pesce. Dapprima ho provato con lo scorfano, che è così
bello, ma non era lo scorfano. Forse si è placato con del pesce anni
Cinquanta, delle sarde. Forse ho trovato il pesce che piace al gatto che
è saltato fuori da un buco nella tovaglia, ma non è affatto semplice
come credevo; ci sono tovaglie che si dileguano, e gatti esigenti.
Poi è successo che il gatto che nacque da un buco nella tovaglia non ha
voluto nemmeno la vecchia tenda. Si è fatto largo su una pezza di lino
nuova di zecca che giaceva in un armadio. Matrimonio imprevisto, come
molti: la sposa promessa si dileguò - alla lettera - e una nuova si
fece avanti, e poi c'è stata c'è la difficile luna di miele, punto dopo
punto. Coloro che dicono: quanta pazienza! non sanno di che parlano;
non c'è alcuna idea di cosa succederà tra me, questa pezza, questo
gatto. Ogni colpo d'ago è un vaassape'. Per un certo tempo ci siamo
guardati in cagnesco e non usciva un ragno dal buco (la fattoria degli
animali) poi il filo ha cominciato a farmi capire cosa sarebbe
successo, poi sono andata più spedita....intanto il presepe andava a
fuoco con lucette rosso inferno e l'albero di Natale ci teneva al
fresco, infatti per lui si tenevano le finestre molto più aperte e si
allagava la stanza...
Facevo pacchetti e intanto il gatto cresceva, i fili si moltiplicavano,
la rosa arrossiva, e io mi rendevo conto che la nonna da cui ho
ereditato i fili di seta non era poi così ordinata, manco per niente,
direi. Ma il bello è che la seta scorre scorre via liquida dove il
cotone si inceppa, frena, si annoda. Non ci credereste alla seta. Un
nido di vipere serratissimo si scioglie come fossero vere vipere che
scivolano leste da tutte la parti, ecco com'è la seta.
E poi giorno dopo giorno - non poi tanti giorni, alla fin fine - questo
gatto ha convenuto che era bell'e finito; anche se ne ho disfatto e
rifatto un pezzetto che non era tanto per la quale, poichè ci ho messo
un po' a riprendere la mano col ricamo; però ecco che era completo in
ogni suo pelo e vibrissa, e solo non si capisce se questo pesce, e quale
pesce, lo vuole o no.
A gennaio, imprevedibilmente, l'ho tentato con un gâteau nantais.
Subito dopo, ho cominciato a sospettare che sia un Gatto - da - buffet.
Circondato di cibi veri si illumina tutto. Solo che l'ultimo arrivato
l'ha sepolto sotto un (gradito) vassoio di sfogliatelle.
Era ancora gennaio, quando trovai questi. (quel cavolo di gatto qui lo
troverà un pesce che gli garbi! Abu Yahya Zakariya’ ibn Muhammad
al-Qazwini; ‘Wonders of the Seven Seas’ section of ‘Aja’ib al-makhluqat
wa-ghara’ib al-mawjudat)
Allora ho fatto prove: troppo grande.
Ho rimpicciolito, e ho cominciato.
Sono il Pesce Gatto Mongolo
che doveva nutrire (?) il Gatto Uscito da Un Buco nella tovaglia. Mi
sta ricamando, e aspetto appoggiato su un davanzale che passi e metta
un punto; oggi è così buio che mi ha solo fotografato. Il Gatto mi
guarda.
Disse il gatto: Siamo finiti, o no?
Disse il pesce: Io sì, tu non so.
Io sono nato, nato e pronto, tutto ricamato, da FEBBRAIO! E questa non
mi si fila, per niente, mi stira e mi ripone, perchè pensa alle farfalle
notturne, la sciapa, la distratta, la scriteriata, la nebuolsa, la
terrestre. E io sono il Pesce Gatto Mongolo, nobile, determinato,
baffuto, vivo, e se sguscio sguscio, anche senza di lei, e nuoto e giro
intorno a questi due, caro Gatto o Gatta che la cosa è da chiarire, e
cara Ricamatrice, e vedremo, per Bacco.
Passa il tempo, e tutto rischia di finire per sempre in un armadio. Questo non può essere, ci vuole la Prima Macchia. Essa venne, fu di Recioto. Un nuovo gateau nantais, questa volta all'arancia, attrasse i due allo scoperto.