giovedì 7 giugno 2012

Siria. Palmira, Giovanni Battista Borra: incisioni.






Anche nella minima riproduzione permessa da san web (comunque, cliccateci su e si ingrandiranno) le bellissime incisioni del piemontese Borra, che tornava dal viaggio di riscoperta della città di Palmira, fatto insieme a una composita combriccola di giovani gentiluomini inglesi, archeologi dilettanti, nel 1750, fanno capire perchè ebbero all'epoca della loro comparsa una potente forza di suggestione, e insieme a quelle di altri onirici artisti come Piranesi, rilanciarono la potenza di fascinazione del mondo antico. Mondo antico che nel suo neoclassico candore pareva voler essere creolo, senza impurità entro un sangue che voleva essere del puro blu della Grecia, e invece era ibridato di ogni cultura e sapore e colore, anche estremi ed esotici come quelli di Palmira.

Avvicino così le incisioni di Borra al Casta Painting, quella pittura coloniale spagnola che si avventurò in una rappresentazione delle infinite sfumature dei volti date dal mescolare Africa, Nuove Americhe, vecchia Europa.

L'architetto Borra rimase otto anni a Londra, ed ebbe importanti commissioni dove potè esprimere le suggestioni che Palmira gli aveva trasmesso, ad esempio in maestosi soffitti a volta dove mescolò Pantheon e Tempio del Sole. Nel blog Zenobia: Empress of the East trovate una nota su questo.

Images taken from Robert Wood's The Ruins of Palmyra, otherwise Tadmor, in the desart (London, 1753) digitally reproduced by Lance Jenott, courtesy of the University of Washington Libraries, Special Collections.

Da depts.washington.edu

Ammirate la suggestiva potenza di quel diluvio di pietroni che si accavallano, di quella distesa di immensi sassi. In questo link trovate altre incisioni di Borra.

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