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giovedì 7 giugno 2012

Siria. Palmira. Wood, Dawkins, Bouverie, Borra. Una combriccola di dotti dilettanti in medio oriente.



Nel 1753 esce a Londra e Parigi un magnifico volume di incisioni sulla città di Palmira, Ruins of Palmira, che entro un'attenzione sempre più viva per le scoperte archeologiche, avrà una grande risonanza, certamente in Inghilterra, ma anche in tutta Europa, dove promuoverà con il neoclassicismo l'ennesima rinascita del mondo classico. Il volume è firmato da un certo Robert Wood, un dilettante di talento che ha studiato lettere classiche e che acquisirà grande fama grazie alla pubblicazione. Wood tornava da un viaggio in medio oriente e da una visita alla città che aquisisce valore di scoperta grazie alle incisioni di eccezionale precisione e bellezza e alla loro diffusione. Pochi anni dopo, nel 1757, uscirà anche Ruins of Balbec, di cui non ci occuperemo, tutti presi come siamo da Palmira.

In realtà Wood non era l'unico viaggiatore, nè il solo che aveva reso possibile la complessa pubblicazione; tuttavia una serie di circostanze fa sì che sia l'unico a firmare l'opera. Tutt'oggi, se si cercano informazioni su questo libro, ci si imbatte certamente in Wood, poi forse in Dawkins, quindi in un tale Borra, e per ultimo, scavando un po', in un certo Bouverie. Tenendo presente la cultura dell'epoca, scopriamo che pur avendo tutti contribuito in vario modo al prodotto, Dawkins era troppo ricco per firmarlo (ma non per pagare la costosa pubblicazione), Botta pagato (per i disegni, mica per qualcosa di marginale) e quindi inesistente al momento di presentarsi in società, Bouverie morto in viaggio (e non a caso è il più difficile da recuperare anche oggi).

Rimettiamo dunque insieme la combriccola così come l'ho ricostruita dopo diverse passeggiate web. Robert Wood era un gentlemen di nascita modesta che voleva allargare il Grand Tour ad oriente; nel 1949 incontra James Dawkins, un giovane assai ricco, e John Bouverie, un ardente dilettante coollezionista di disegni, che in qualche fonte compare come il finanziatore del viaggio. Decidono di partire insieme, e la nave "Matilda", che arriva da Londra, li raccoglie a Napoli. La nave è piena di libri: autori classici, testi di storia e di viaggio, trattati sull'antichità; inoltre, strumenti matematici. Infine, c'è un disegnatore, un italiano o per meglio dire un piemontese, architetto, Giovanni Battista Borra, che a volte merita una citazione dalle fonti, altre no. Una piccola nota, per capire i nostri viaggiatori e misurare la distanza di tempo che ci separa da loro (e non sto dicendo con questo che oggi ne sappiamo di più, ma segnalo quanto profondamente la vediamo in un altro modo): Wood dubitava della storia che Palmira fosse stata costruita dove Davide sconfisse Golia, ma credeva a quella che fosse stata fondata da Salomone, distrutta da Nabucodonosor e ricostruita dai romani.

La nave se ne va per i mari della Grecia raccogliendo qua e là iscrizioni e statue; infine arriva in Siria e i nostri si dirigono a Palmira e Baalbek. Avanzano con una carovana di circa 200 uomini e altrettanti animali, in gran parte militari al soldo di un governatore locale, cooptati per coprire il rischio di attacchi da parte di predoni (qui vi ricordo, per farvi valutare la differenza tra questi personaggi, che quando Lady Hester Stanhope farà lo stesso tragitto, assumerà i predoni stessi come guide e protettori). Il lavoro, tra sabbie brucianti, andrà a spron battuto. Bouverie muore in viaggio, nel settembre del 1750. Nel 1751 tornano ad Atene.

Una volta a casa, è Wood, come dicevo, che pubblica le loro scoperte.

Guardate ora il quadro che propongo per illustrare la vicenda: vi sono rappresentati Dawkins e Wood (i due "che contano"), mentre arrivano a Palmira con la loro inturbantata scorta ottomana; osservate i loro bianchi paludamenti: sono vestiti da antichi romani (!). I romani tornano nella loro città, ne riprendono possesso.



Il compito di Borra era quello di descrivere i ritrovamenti sia con ampie vedute dei siti che con tavole analitiche, compiti l'uno e l'altro magnificamente assolti. Al suo ritorno a Londra, il disegnatore piemontese traduce i disegni in tavole per la pubblicazione.













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Il quadro, di Gavin Hamilton, che è stato esposto alla Tate Gallery in occasione della mostra sull'orientalismo, è stato dipinto nel 1758 ed è conservato nella National Gallery of Scotland.

L'incisione tratta dal quadro, da qui

Le incisioni di Palmira, da Michael Jenninigs Antique Maps & Prints

La nota sulle credenze di Wood sulla fondazione di Palmira, da Architectural theory, Volume 1, Harry Francis Mallgrave, 2005.

Un commento sulla spedizione, in princeton.edu

Siria. Palmira, Giovanni Battista Borra: incisioni.






Anche nella minima riproduzione permessa da san web (comunque, cliccateci su e si ingrandiranno) le bellissime incisioni del piemontese Borra, che tornava dal viaggio di riscoperta della città di Palmira, fatto insieme a una composita combriccola di giovani gentiluomini inglesi, archeologi dilettanti, nel 1750, fanno capire perchè ebbero all'epoca della loro comparsa una potente forza di suggestione, e insieme a quelle di altri onirici artisti come Piranesi, rilanciarono la potenza di fascinazione del mondo antico. Mondo antico che nel suo neoclassico candore pareva voler essere creolo, senza impurità entro un sangue che voleva essere del puro blu della Grecia, e invece era ibridato di ogni cultura e sapore e colore, anche estremi ed esotici come quelli di Palmira.

Avvicino così le incisioni di Borra al Casta Painting, quella pittura coloniale spagnola che si avventurò in una rappresentazione delle infinite sfumature dei volti date dal mescolare Africa, Nuove Americhe, vecchia Europa.

L'architetto Borra rimase otto anni a Londra, ed ebbe importanti commissioni dove potè esprimere le suggestioni che Palmira gli aveva trasmesso, ad esempio in maestosi soffitti a volta dove mescolò Pantheon e Tempio del Sole. Nel blog Zenobia: Empress of the East trovate una nota su questo.

Images taken from Robert Wood's The Ruins of Palmyra, otherwise Tadmor, in the desart (London, 1753) digitally reproduced by Lance Jenott, courtesy of the University of Washington Libraries, Special Collections.

Da depts.washington.edu

Ammirate la suggestiva potenza di quel diluvio di pietroni che si accavallano, di quella distesa di immensi sassi. In questo link trovate altre incisioni di Borra.