lunedì 11 marzo 2013

Cineserie. Confini: isolamento, stranieri, permeabilità, conflitti, ibridazioni.

Un imperatore con 120 figli banchetta per celebrare la conquista dell’impero e guarda, con una qualche stretta al cuore, al futuro. La Cina ha sempre confini ingovernabili, immensi, permeabili, mobili, minacciosi. L’estraneo è sempre alle porte e sempre in casa. A volte come nemico, a volte come dominatore, a volte come colui con cui si scambia.

Il Giappone spesso, forse sempre, riesce ad essere un’isola. Potremmo dire un’isola-spugna pulsante, che ogni tanto assorbe tutto, ogni tanto si strizza e si asciuga da tutto ciò che la circonda. Nel periodo Heian, quello di Dama Murasaky, la spugna era stata strizzata, le ambasciate con la Cina interrotte, i confini chiusi, la corte rinserrata, e si viveva una perfetta vita aristocratica e chiusa, con il mondo che finiva con il – basso, un metro e ottanta contro i sei o i dieci della capitale cinese – giro di mura della capitale, Heian, appunto. Un orlo simbolico, più che una potente difesa.

Tutt'altro, come dicevo, la Cina. Prendiamo il libro "Liriche cinesi" e leggiamo:

“Dinastia dei Han (206 a. C. – 220 d. C.)

E’ una delle più ricche di poesia della storia cinese. Kao Tzu, il fondatore di questa dinastia, di ritorno al suo paese dopo aver conquistato l’Impero, diede un grande festino a cui prese parte con i suoi 120 figli e compose per l’occasione la Canzone del Grande Vento nella quale c’è già un’accorata previsione del futuro.
[…] Le poesie Han servirono da modello a tutte le epoche successive, sia nella forma che nella scelta dei soggetti.

[…]

CANTO DEL GRANDE VENTO

Il grande vento si leva
E le nuvole salpano –
Ho esteso la mia potenza
Per l’universo intero
E torno alla terra natale.
E ora, come trovare
Gli eroi che dovranno vegliare
Su tutte le mie frontiere?


Kao Tzu (247 – 195 a.C.)”


Due poeti guerrieri - Li Ling e Su Wu - dell'epoca Hang vennero fatti prigionieri dagli Unni; dopo 19 anni Su Wu venne liberato. Ma Li Lig, invitato a seguirlo, si alzò e si mise a cantare, ballando:

Venni per diecimila leghe - attraverso deserti di sabbia - al servizio del mio sovrano - per spezzare le schiene degli Unni. - la mia via è bloccata e sbarrata - spezzate le frecce e la spada - la mia armata è svanita - e la mia fama perduta. - La mia vecchia mamma è morta da tanto termpo. Vorrei compiacere il mio principe - ma come posso tornare?


Tanto le note tra virgolette come le poesie provengono da “Liriche cinesi”, op. cit.

Quanto alla calligrafia, insisto: poesia, pittura, calligrafia sono un tutt'uno. Chissà come l'aveva scritta, l'imperatore Kao, la sua canzone.








This painting, which has been traditionally attributed to Yen Li-pen, depicts the 631 AD arrival in the capital of Ch'ang-an of 27 tribute bearers from various states. Their plentiful gifts for the powerful T'ang court have been carefully depicted. These visitors from foreign lands are represented with high foreheads, deep-set eyes, and exotic clothing. This is an excellent example of how a painting can illustrate historical records.


A un certo punto le cose si erano confuse al punto, che i Mongoli divennero imperarori.




Mongol Rider with Administrator (detail)
China, Yuan dynasty
color on silk

Da qui.

Per vedere il magnifico nemico dipinto da se stesso, guardiamo le miniature del Turkestan (conservate al Topkapy) epoca Timuride, contemporanea dei Ming; molti secoli dopo il nostro imperatore poeta, ma i confini continuano ad essere permeabili e incerti, confusi tra amico e nemico.




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