sabato 25 aprile 2015

Il gatto che nacque di notte da un buco nella tovaglia.

Scoccavano le nere due di una notte dicembrina, il sonno mi lasciava, pensieri notturni con andamento serpentino tentavano di ingoiarmi, mi aggrappavo alla zattera della tovaglia dove misteriosamente, anni fa, comparve un buco. Una fiandra in perfetta salute, con ogni fibra al suo posto, tesa, vibrante, di punto in bianco mostra un colpo di pallottola. Ma che cavolo. Che fare che fare con codesto buco - passa e non passa il tempo, sempre nero nero. Giaccio. Una rosa. No. Un fiocco. No. Un gatto. Sì, un gatto. Un gatto che aspetta un pesce che sta sul tavolo. Un gatto con una rosa e un fiocco. Scivolare in fine in un morbido sonno. Svegliarsi, correre, disegnare il gatto.


La tovaglia non era per niente tutta una fibra viva, anzi, stava a mori'. Come ci ho infilato dentro un ago, è svenuta. Mi ha detto: non ne posso più. Se mi vuoi lacerare, fai pure, ma se mi lasci stare è meglio. Così ne ho fatto strofinacci bellissimi, di fiandra. Ma il gatto oramai era lì, e voleva saltare su da qualche parte. Allora gli ho offerto una vecchia tenda di lino sottile. Da cui ho tagliato una striscia, ho pensato: forse gli piace. Però voleva del pesce, e non si capiva che pesce. Dapprima ho provato con lo scorfano, che è così bello, ma non era lo scorfano. Forse si è placato con del pesce anni Cinquanta, delle sarde. Forse ho trovato il pesce che piace al gatto che è saltato fuori da un buco nella tovaglia, ma non è affatto semplice come credevo; ci sono tovaglie che si dileguano, e gatti esigenti.

Poi è successo che il gatto che nacque da un buco nella tovaglia non ha voluto nemmeno la vecchia tenda. Si è fatto largo su una pezza di lino nuova di zecca che giaceva in un armadio. Matrimonio imprevisto, come molti: la sposa promessa si dileguò - alla lettera - e una nuova si fece avanti, e poi c'è stata c'è la difficile luna di miele, punto dopo punto. Coloro che dicono: quanta pazienza! non sanno di che parlano; non c'è alcuna idea di cosa succederà tra me, questa pezza, questo gatto. Ogni colpo d'ago è un vaassape'. Per un certo tempo ci siamo guardati in cagnesco e non usciva un ragno dal buco (la fattoria degli animali) poi il filo ha cominciato a farmi capire cosa sarebbe successo, poi sono andata più spedita....intanto il presepe andava a fuoco con lucette rosso inferno e l'albero di Natale ci teneva al fresco, infatti per lui si tenevano le finestre molto più aperte e si allagava la stanza...


Facevo pacchetti e intanto il gatto cresceva, i fili si moltiplicavano, la rosa arrossiva, e io mi rendevo conto che la nonna da cui ho ereditato i fili di seta non era poi così ordinata, manco per niente, direi. Ma il bello è che la seta scorre scorre via liquida dove il cotone si inceppa, frena, si annoda. Non ci credereste alla seta. Un nido di vipere serratissimo si scioglie come fossero vere vipere che scivolano leste da tutte la parti, ecco com'è la seta.






E poi giorno dopo giorno - non poi tanti giorni, alla fin fine - questo gatto ha convenuto che era bell'e finito; anche se ne ho disfatto e rifatto un pezzetto che non era tanto per la quale, poichè ci ho messo un po' a riprendere la mano col ricamo; però ecco che era completo in ogni suo pelo e vibrissa, e solo non si capisce se questo pesce, e quale pesce, lo vuole o no.




 A gennaio, imprevedibilmente, l'ho tentato con un gâteau nantais.


Subito dopo, ho cominciato a sospettare che sia un Gatto - da - buffet. Circondato di cibi veri si illumina tutto. Solo che l'ultimo arrivato l'ha sepolto sotto un (gradito) vassoio di sfogliatelle.


Era ancora gennaio, quando trovai questi. (quel cavolo di gatto qui lo troverà un pesce che gli garbi! Abu Yahya Zakariya’ ibn Muhammad al-Qazwini; ‘Wonders of the Seven Seas’ section of ‘Aja’ib al-makhluqat wa-ghara’ib al-mawjudat)




Allora ho fatto prove: troppo grande.


Ho rimpicciolito, e ho cominciato.

Sono il Pesce Gatto Mongolo che doveva nutrire (?) il Gatto Uscito da Un Buco nella tovaglia. Mi sta ricamando, e aspetto appoggiato su un davanzale che passi e metta un punto; oggi è così buio che mi ha solo fotografato. Il Gatto mi guarda.




Disse il gatto: Siamo finiti, o no?
Disse il pesce: Io sì, tu non so.


Io sono nato, nato e pronto, tutto ricamato, da FEBBRAIO! E questa non mi si fila, per niente, mi stira e mi ripone, perchè pensa alle farfalle notturne, la sciapa, la distratta, la scriteriata, la nebuolsa, la terrestre. E io sono il Pesce Gatto Mongolo, nobile, determinato, baffuto, vivo, e se sguscio sguscio, anche senza di lei, e nuoto e giro intorno a questi due, caro Gatto o Gatta che la cosa è da chiarire, e cara Ricamatrice, e vedremo, per Bacco.




Passa il tempo, e tutto rischia di finire per sempre in un armadio. Questo non può essere, ci vuole la Prima Macchia. Essa venne, fu di Recioto. Un nuovo gateau nantais, questa volta all'arancia, attrasse i due allo scoperto.





3 commenti:

  1. una storia stupenda...delicata, spiritosa, intrigante...fino alla (non) fine. Grazie per questo bel regalo per il 25 aprile...
    da speranza. si va per intuizioni, per tentativi..le cose belle nascono da falle..buchi, macchie ..ma con pazienza , dandosi tempo
    cerando si trovano soluzioni armoniche originali e insperate. cara Artè se non ci fossi...bisognerebbe inventarti...<3

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  2. :) certo, la storia come tutte le storie, non è finita.

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